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domenica 25 agosto 2019

La Serenella


Ciao, io solo Daniele e sono l'ala destra della Serenella.
Noi della Serenella giochiamo a calcio tutti i mercoledì pomeriggio e poi il sabato giochiamo il torneo.
Abbiamo delle bellissime divise verde smeraldo,  che è il colore preferito della mia mamma, con le scritte argentate gentilmente offerte dal signor Sala, della Sala Assicurazioni che ha l'ufficio in piazza sopra la pescheria.


Noi della Serenella non abbiamo un capitano. La fascia il Giovanni, che è il nostro allenatore, la da a chi nella settimana compie gli anni. Il mio problema è che io ed il Calderaro compiamo gli anni a due giorni di distanza e così per quella partita dobbiamo fare un tempo per uno.


Noi della Serenella comunque perdiamo sempre ed arriviamo sempre ultimi al toTorneo degli Oratori. Questo fa arrabbiare tantissimo don Albano, il prete vecchio dell'oratorio. Lui dice che si arrabbia per il nostro bene, per spronarci a fare meglio, ma lo sanno tutti che in realtà si vergogna con il suo amico don Armando che tifa per i Diavoli Rossi.
Anche se perdiamo noi ci divertiamo un sacco a giocare nella Serenella perché facciamo insieme le gite con il pulmino, facciamo merenda insieme e poi è un buon momento per scambiarci le figurine doppie dell'album dei Calciatori di Serie A.


L'unica cosa che davvero non mi piace è fare le tattiche. Il Giovanni insiste nel dire che è fondamentale, ma a me proprio non piace. Ad esempio non capisco mai perché si arrabbia sempre con me quando qualcuno mi tira la palla in una zona del campo dove non ci sono. Se non ci sono perché me la tirano lì? Mah...


Ma anche se le tattiche non ci vengono bene e perdiamo, noi ci divertiamo sempre. O meglio... ci divertivamo.. Tutto è cambiato quando abbiamo perso anche con le Pro Libertas, per 6 a 1. 
La Pro Libertas è una squadra di bambine, ma era un'amichevole.. mica contava per il torneo!!!
Quel pomeriggio erano tutti furiosi: il Giovanni era sconsolato, il Signor Sala depresso, don Albano agitato, anche perché quella sera ci sarebbe stata la riunione dei preti del Decanato e avrebbe quindi visto don Armando. Don Felice minacciava, appoggiato da tutti gli altri, di non iscriverci al Torneo degli Oratori che sarebbe iniziato da lì ad un mese.



To Be Contunued

lunedì 12 agosto 2019

Iaia and Me


Più o meno andò così..
La chiamai con un groppo in gola, forse era un inizio di attacco di panico, e le dissi una roba tipo "Andiamo via, non mi chiedere niente, ma andiamo via, in un posto dove non parlano la mia lingua, lontano... per qualche giorno, non per tanto tempo, dove vuoi tu, ma portami via..."
Non mi chiese perché, che era la domanda che mi avrebbe pesato di più fra tutte quelle che poteva farmi, e non giudicò l'infantilità della mia richiesta. Ne capì l'importanza però, eccome... l'unica persona al mondo che sa esattamente come prendermi sempre , rispose nell'unico modo in cui sapeva non avrebbe potuto mettermi a disagio... sdrammatizzando.
"Va bene - disse -  ma scelgo io dove perché altrimenti mi fai passare tutto il tempo in giro per musei e poi prendiamo un appartamento con due stanze perché tu russi!"



Ci trovammo così qualche tempo dopo in aeroporto a Lisbona. 
Lei arrivava da Londra ed io da Milano.
Arrivò all'appuntamento prima di me, anche se il suo aereo atterrò sul suolo portoghese dopo il mio.
Era bellissima mentre mi aspettava, con i suoi Rayban, che sembravano presi in prestito da Maverick di Top Gun, e gli Air Pod nelle orecchie.
La vidi per prima e rimasi ferma a guardarla sbuffare mentre al telefono mi dava indicazioni per raggiungerla:"Non è difficile Mirandina, dai... c'è un solo Balcao Informacao! Guarda in alto, segui le indicazioni... cerca l'Information Desk, sono lì sotto".
Quando la raggiunsi l'abbracciai forte, come se non ci vedessimo da mesi, mentre era passata una decina di giorni circa.
Abbracciandola le feci cadere un Air Pod. Mi sentivo così impacciata, ma lei lo raccolse sorridendo.
"Vieni" disse "cerchiamo un taxi e andiamo a posare le valigie e a mangiare un Pasteis de Nata".
"Certo, ho qui il numero dei Taxi di Lisbona, l'ho cercato prima di partire... " replicai cercando di riprendere in mano le redini della sorella maggiore, ma mi stupì ancora una volta : "come sei vecchia, ho qui l'app di Uber ci penso io!"


Arrivammo in anticipo all'appuntamento con i nostri affittuari di Air BnB.
La nostra casetta per quei giorni sarebbe stata in una stradina estremamente caratteristica e molto colorata nel centro della  città.
L'ingresso dava direttamente sulla strada. Dopo la porta c'era una rampa di scale e l'appartamento era lì sopra. La porta era aperta e si sentiva trafficare su in altro. Abbiamo pensato subito che potevano esserci gli ospiti prima di noi che stavano andando via.
Eravamo effettivamente un po' in anticipo.
"Vai su tu a vedere!" disse Arianna.
In un'altra occasione le avrei risposto "Ma figurati! La rampa è ripida, la mia valigia è più pesante, io sono asmatica e tu sei quella minore! Sali tu!"
Ma non lo feci. Dovevo recuperare i punti persi in precedenza.
Salii le scale e trovai due signore intente a pulire. Si pietrificarono alla mia vista. Imbarazzatissima biascicai "Salve, sono Miranda Nullo e ho prenotato questo appartamento per i prossimi giorni!"
"Sei Arianna, la ragazza di Londra?" chiese la signora più bassa mostrando un sorriso sorprendentemente accogliente. Pensai.. Iniziamo bene.. cosa non capisce del 'Sono Miranda Nullo...' 
-No, sono Miranda e sono la ragazza di Milano, Arianna è mia sorella ed è qui sotto.
- Ma siete in anticipo..
- Ha ragione, ci scusi, ma abbiamo calcolato male i tempi dall'aeroporto (e saremmo anche arrivate un'oretta prima se io non mi fossi persa in uno degli aeroporti più piccoli d'Europa...)
- Ma noi stiamo pulendo la casa per voi, e poi mio marito ci tiene a darvi il Welcome of Love...
Ecco. Avrei pagato per vedere la mia faccia davanti a quella espressione, Welcome of che!?!
- Ah, capisco (no, non è vero.. non capivo proprio niente)... vabbeh, vorremmo solo posare le nostre borse, torniamo dopo, andiamo a mangiare qualcosa.
- Ma certo cara, lasciate pure tutto qui, e tornate dopo, mio marito ci tiene tantissimo.
Sorrisi. Quelli un po' di circostanza. Scesi le scale.



Arianna era impaziente "Allora? Tutto a posto?"
- Sì, stanno pulendo l'appartamento. Gli altri ospiti devono averlo appena lasciato. Possiamo lasciare le borse.
- Perfetto.. andiamo..
-Iaia, ma tu che parli inglese meglio di me, che cosa è un Welcome of Love?
- Non ne ho idea...
- Hanno detto che dobbiamo tornare perché ce lo devono dare..
- Chissà cosa hai capito...
Le Signora ci aspettava in cima alle scale . Ci prese le valigie e si raccomandò ancora una volta di tornare per le 4 in modo da conoscere anche il marito che ci teneva davvero tanto.
Questa cosa ci intimorì entrambe abbastanza, ma il timore ci passò subito al primo Caffe' dove ci abbuffammo di Pasteis de Nata.
- Non sono buonissime?  - Disse Arianna addentando la sua.
- Oh sì, a Milano non ci sono..
- Neanche a Londra..
- Forse allora è per questo che sono così buone... alla fine se ci pensi è solo crema pasticciera..
- O forse sono così buone perché le stiamo mangiando insieme e siamo in vacanza.
Presi per buona la sua spiegazione. Aveva più senso.


Tornammo a casa guardando i colori del cielo, dei palazzi, dei negozi... giusto in tempo per scoprire il rituale di accoglienza della famiglia Santos, i nostri ospiti.
Credetemi, quei due sembravano i Weasly. Ci accolsero abbracciandoci e baciandoci.
Ci offrirono un bicchierino di Porto ed una Pasteis de Nata (e tre!)
Il signor Santos ci mostrò la casa ed il funzionamento di tutti (e dico tutti) gli elettrodomestici presenti e quando ebbe finito la Signora Santos tirò fuori dei figli scritti con una scrittura decisamente elementare, ma molto fitti. Esordì dicendo che visto che non ci saremmo fermate per molto, non potevamo perdere tempo perché c'era tanto da vedere e lei ci aveva preparato un itinerario dettagliatissimo.
Avevo anche io preparato un itinerario. Io preparo sempre itinerari e, non per vantarmi, ma sono proprio brava. Quello di quei giorni era abbastanza serrato a dire il vero, ma, dopo aver visto Uber in azione, non avevo dubbi che saremmo riuscite a rispettarlo.
Nel suo, la signora Santos aveva inserito zone anche fuori Lisbona e quando arrivò il momento di presentare Cascais si stava quasi per mettere a piangere per convincerci ad andare a visitarla.
Ripeté I BEG YOU almeno 5 volte. Ad un certo punto Arianna le disse "Non si preoccupi Signora, ci andremo di sicuro".
Appena sole Arianna mi guardò severa :"Adesso, mentre andiamo a visitare il castello di San Giovanni, tu tiri fuori il tuo I Pad e vedi  di incastrare Cascais nel nostro itinerario perché è sicuro che quando torna a prendersi le chiavi  ci chiederà se l'abbiamo visitata ed io non ho intenzione di deluderla... quella cara donnina... oh guarda Nannina, ci hanno lasciato altre due Pasteis de Nata. Beh, dai...queste le mangiamo stasera quando rientriamo..."



E così eccoci, alla scoperta di Lisbona, a vedere posti mai visti, a sentire parole mai sentite, a mangiare cibo mai pensato e a parlare... tanto... di tutto. 
E' indicibile la sensazione che si prova quando sai che la persona che hai davanti non ha bisogno di sapere le tue cose per conoscerle e curarle. E' una sensazione di estrema leggerezza e sicurezza quella di non dover parlare, articolare, argomentare, dimostrare per essere accolti. 
Credo sia un lusso che siano in pochi a permettersi.  E' una gran bella cosa!

E' stata una vacanza di qualche giorno molto densa. Io mi sono portata a casa un segno indelebile sul ginocchio sinistro perché, non ho ancora capito come, davanti alla Torre di Belem, sono caduta come una pera perdendo scarpa e borsa, ma salvando il cellulare. Eppoi, cosa fondamentale, ho affrontato le paure che mi avevano portata lì e mi sono accorta che spesso sono più leggere e meno dolorose di quello che ci aspettiamo mentre aspettiamo (o procrastiniamo?) di combattere la nostra battaglia.



Ma queste considerazioni non sono il senso di questo Lay Out. 
Questo Lay Out racconta la storia di due sorelle che si sono ritrovate a Lisbona e che hanno preso tutto il bello che in quei giorni potevano prendere e lo hanno fatto insieme!

Grazie per essere passati di qui,
alla prossima
K&H
M!R



PS -- Vi racconto questo LO

Ho scelto di usare due foto singole perché la sensazione di essere raggiunta e di raggiungere è stata proprio bella, inoltre mi piace anche che in modi diversi queste foto parlino di due diversi modi di guardare Lisbona, con tanti punti in comune, ma diversi.

Ho scelto poi di stampare le foto in bianco e nero perché mi sembra che potessero raccontare meglio il ricordo in sé.
Come abbellimenti ho usato i Die Cuts di Cocoa Vanilla Studio, un brand Australiano che mi piace un sacco.
I prodotti di questo Brand sono di altissima qualità, hanno un design inconfondibile ed utilizzano colori a me molto vicini.
E poi mi piace molto quello che dice Zoe Pearn, proprietaria e designer del marchio, a proposito dello Scrapbooking e cioè che serve a non permettere che la potenza dei nostri ricordi belli si affievolisca nell'ordinario di tutti i giorni.
Mi piace molto come idea perché va oltre la voglia di ricordare e di fare memoria,  richiama di fatto   la potenza del ricordo intesa come potere salvifico nei momenti brutti.
Infatti, una peculiarità delle collezioni di Cocoa Vanilla Studio è quella di accompagnare con vari elementi il nostro ricordo senza indirizzarlo forzatamente al senso della collezione o al pensiero del designer.
Mi spiego meglio: a volte ci sono collezioni che riportano frasi o si focalizzano su parole che quando le usiamo  in genere diciamo "Beh, metto questo, non è esattamente quello che voglio dire, ma no c'è altro, me lo faccio andare bene lo stesso". Ecco! questa cosa non accade con Cocoa Vanilla e  per una scassascatole come me, rappresenta sicuramente un plus.


 





mercoledì 7 agosto 2019

#TUTTIINCESTA


Dunque.... dove eravamo rimasti?
Ah già... c’ero io che promettevo e spergiuravo puntualità e costanza fra le pagine di questo blog.
Alla fine è andata che  al posto di togliere le ragnatele a questo posticino, ho fatto altro.
Se mi fermo un attimo mi vengono le vertigini pensando a quanto però comunque ho fatto. 
Oddio, ci sono anche 40 gradi in questi giorni a Milano quindi le vertigini hanno anche cause oggettive... ma suvvia siamo personcine romantiche dopotutto... pensiamo che siano dovute alla consapevolezza della strada percorsa seppur non attraverso queste pagine.



Ho macinato km, letterali e non, con la mia sportina piena di colori e di timbri.
La mia consapevolezza è cambiata circa questo rutilante mondo del papercraft. Eccome se è cambiata.
Il mio sguardo continua a meravigliarsi, ma è meno disincantato.
Di esperienze ne ho fatte davvero tante. Potrei scriverci un libro!
Ma al di là di tutte le esperienze fatte, al netto di quelle belle e di quelle brutte, il mio bilancio è decisamente in attivo.



Sono letteralmente affascinata da questo mondo e da tutte le sue potenzialità.
Mi piace un sacco l'idea che si possa stare bene giocando con i colori e che si possa fare stare bene gli altri facendo un qualcosa che ci piace.
Ma soprattutto trovo davvero esaltante che in questo mondo di fatto nessuno può inventare davvero niente e che la bellezza è tutta nel viaggio e nei dettagli che scegliamo di vedere.
Eh si, perché i dettagli si scelgono, mica si scoprono. Questo l'ho imparato sulla mia pelle.
E ho imparato anche che nessuno inventa niente.
Che nessuno insegna niente.
E che la Bellezza che riusciamo a scorgere parte tutta dai nostri occhi.
Beh, dai... è un bel bottino! Alla fine...  mica pizza e fichi.



Manco da un po', lo so bene, e mi chiedo se quello che ho ancora da raccontare di questo viaggio, che alla fine della storia di fatto è solo mio ed è tanto personale, possa ancora interessare qualcuno.
E' una domanda dovuta, ma a quarant'anni suonati lo è anche la risposta: non fa niente se troverò o meno consensi (certo, mi farebbe piacere trovarne qualcuno) ma non è questo il punto. Non può e non deve essere questo il punto!



Il punto è che non si cambiano abitudini di acquisto e conduzione del menage domestico, non si sceglie casa pensando alla craft room, non si coinvolgono amici e parenti per un mero hobby o, peggio, per la vanagloria di un like sotto un "lavoretto".

No.
Per niente.
Siamo di fatto spinti da altro.



Un altro che già c'è... come embrione, in sostanza, nascosto, velato, occultato, mascherato, inconscio, ecchissenefrega come, ma già c'è e ne siamo anche consapevoli.
Non possiamo non esserlo perchè è questo Altro che ci ha attratto inesorabilmente all'inizio ed è questo Altro che non ci permette di cambiare hobby, anzi, noi questo hobby non lo pratichiamo, ma lo coltiviamo, lo espandiamo, lo arricchiamo, vogliamo che si evolva (quanto ci piace quando ci dicono che abbiamo stile...)



Bisogna capire cosa è il nostro Altro (ognuno ha il proprio) e una volta capito dobbiamo preservarlo, altrimenti alla prima cosa storta finiremmo con l'appendere la taglierina al chiodo e a vendere tutto il nostro armamentario, o peggio, a farlo svendere ai nostri famigliari al prezzo che abbiamo detto averlo acquistato (Ciao Mamma...:))



Quindi... deve eravamo rimasti?
Ah già...  c'ero io che stavo mettendo un po' a posto questo mio angolino...



Bentornati in Cesta.
M!R